SE NON MI REGALI LE TUA PUNTE, NON SEI MIO AMICO

Capita che un bambino cerchi di ottenere un oggetto che gli piace, da un altro, giocando su un malinteso senso di amicizia.. è importante aiutare i bambini a comprendere la differenza tra essere amici e non esserlo


C’era  una volta un piccolo porcospino che andava a spasso nel prato. 
Si sentiva solo e aveva voglia di incontrare un nuovo amico. 
Stava proprio pensando a questo quando vide passargli davanti un topolino bianco.

“Ehi, dove corri?” Chiese il porcospino.

“Vado a caccia di cibo.. Vuoi venire ad aiutarmi?”

“No grazie, io sono in cerca di amici. Vuoi diventare mio amico?” chiese il piccolo porcospino.

Ma il topo lo guardava incuriosito. “Che strano cappotto appuntito hai,” disse il topo.

“Non è un cappotto:  sono le mie punte. Mi servono per difendermi.”

“Beato, te.” Disse il topino. “Come mi farebbero comodo quelle punte. Non è che me ne puoi dare qualcuna?”

“Mi spiace,” rispose il porcospino. “Dovrei staccarle dalla schiena: mi farebbe male e poi ... non potrei più riattaccarle.”

“Allora non so che farmene di te,” rispose il topino maleducato e scappò via.

Non vi dico come rimase male il piccolo porcospino. Ma non si perse d’animo e continuò a cercare.

Dopo un po’ vide il topino che era in piedi su due zampe e cercava di mangiare un fragolina che pendeva dal ramo.

“Caro porcospino, amico mio. Vieni qui, vieni ad aiutarmi.”

“Mi spiace topino, ma chi mi cerca solo perché vuole qualcosa da me, non si merita la mia amicizia,” e corse a cercare nuovi amici.

IO DORMO ATTACCATO ALLA MIA MAMMA

Dormire nel lettone, attaccati alla mamma, sentendo il suo profumo e il suo respiro, rappresenta un grande piacere per il piccolo. Il nostro obiettivo però è portarli a dormire nel loro letto: significa diventare più grandi e più indipendenti. E ci permette anche di dormire meglio e riposare di più.


Nonna Berta  vive in una casetta sul lago: la sua camera è la stanza più bella della casa. Qui non c’è la televisione ma un grande camino e la nonna ama guardare il fuoco prima di addormentarsi; quando vengo a trovarla, voglio sempre dormire nel lettone con lei. 
Allora nonna Berta, mi racconta sempre la storia della pianta di edera.La volete sentire anche voi?

C’era una volta una piantina di edera che si arrampicava dal giardino, dove aveva le sue radici, lungo il muro della casa e saliva, saliva, ogni giorno un pezzettino. 

Di giorno si sentiva forte e coraggiosa, ma di notte aveva un po’ paura del buio e freddo e ben presto si accorse che vicino a lei cresceva una bella pianta di ortensia dai fiori viola Allora la piantina d’edera si avvicinò all'ortensia e ogni notte si portava un po’ più vicina.

Al inizio – bisogna dirlo – dormivano bene tutti e due: la piantina d’edera sentiva la terra morbida e la grande chioma fogliuta della pianta; l’ortensia da parte sua si sentiva abbracciare da quella piantina dalle foglie tenere ed era contenta.

Ma più passavano i giorni, più la situazione peggiorava. L’edera diventava grande e forte: l’ortensia non aveva più lo spazio che le serviva per riposare e dormire bene.

Quando il contadino se ne accorse, svolse pian piano l’edera dalla pianta di ortensia e spostò le sue foglie: adesso basta, le disse il contadino. Se  continui ad arrotolarti sull'ortensia non la lasci respirare. Vai invece sul muro della mia casa e proteggilo dal caldo con le tue foglie verdi.

E l’edera? Le prime notti, vi dico la verità, si sentiva triste e le mancava il profumo e il calore dell’ortensia. 
Ma dalla terza notte, si sdraiò bella larga su quel muro forte e sentì che stava diventando grande.

QUANDO LA MIA MAESTRA E' ANDATA VIA....

Nei casi in cui la maestra lascia il suo posto per ragioni di salute, nel caso di una gravidanza, per un pensionamento o un cambio di lavoro, il bambino avverte in modo forte il cambiamento. A volte rifiuta la scuola o il nido. 
Ma cambiare è una condizione vitale. Starà ai genitori riuscire a fargli capire che non deve essere spaventato: al contrario. Le novità possono nascondere sorprese interessanti e impreviste.


A casa di Luca, quando viene la notte e i bambini vanno a dormire, i giocattoli si svegliano e vanno tutti sotto al letto. Qui c’è l’asilo dei giocattoli, dove possono stare insieme e divertirsi.
La loro maestra è bravissima: si chiama Oca Brontolona.

Brontola un po’, è vero; ma non sempre e poi ride e fa delle uova buonissime al cioccolato. Conosce tante canzoni e si inventa dei giochi divertenti per i cuccioli di giocattoli.

I pattini a rotelle, la bambola di pezza e il trenino vogliono sempre andare al asilo per incontrare la loro maestra.

Una sera però – quando arrivano sotto al letto – scoprono che l’Oca Brontolona non c’è più, si è rotta una zampa e adesso è in camera di papà che la sta aggiustando. 
E noi con chi stiamo? Chiedono i cuccioli.
“Con il maestro Dino.”

Mamma mia! Che brutto avere un dinosauro per maestro. Dino non è come l’Oca Brontolona: lui sta zitto e non ride mai. E soprattutto non prende in braccio i giocattoli quando sono tristi.
“Mamma, non voglio andare al asilo dei giocattoli,” dice il trenino.”Il maestro Dino non è simpatico. Voglio l’Oca Brontolona: non mi fa correre e se faccio le scivolate, mi mette in castigo.”

La mamma però porta lo stesso.
Il trenino è triste: il maestro si siede vicino a lui e gli chiede che cosa succede. 
Così il trenino gli racconta che sente la mancanza dell’Oca e di tutti i giochi che facevano insieme.

“Ma io posso fare giochi molto più belli,” dice il Dinosauro e senza neanche aspettare un attimo con la sua lunga coda, disegna sposta il tappeto della camera e compone piccole montagne e colline. 
“È  bellissimo,” dice il trenino e inizia a correre su e giù per quelle montagne..

“Sono felice,” dice quel giorno alla mamma. 
Poi vorrebbe raccontarle delle corse che ha fatto sul tappeto. 
Ma è così stanco, che si addormenta di colpo.


SONO ARRIVATI I PIDOCCHI

Molto diffusi, nelle scuole materne e primarie: i pidocchi.
Alcuni bambini si vergognano di dicharare di averli, temendo di essere presi in giro. Eppure può capitare. A volte insegnare ai bambini a ridere su quanto ci accade, è la migliore forma di educazione alla vita

Fido, il cane di zia Clementina è molto triste. Sul suo pelo biondo abita una famiglia di pidocchi: mamma, papà, nonno e nonna; e 157 cucciolini che saltano e corrono tutto il giorno.
Il povero cane salta e si gratta con le zampe in continuazione, per sconfiggere quel terribile prurito.
“Fermo Fido: non fare così..” gli dice zia Clementina. “Adesso arrivano le mie amiche a bere il te. Mi diranno: il tuo cane è pidocchioso; non fa che grattarsi.”
Il povero cane non sa che fare: la famiglia di pidocchi non sta ferma un attimo e lui non può nemmeno grattarsi.
Aspetta un attimo, pensa Fido: mi è venuta una bella idea. Prende la ricorsa e si tuffa in una pozza di fango.. gli schizzi saltano da tutte le parti e il pelo si riempie di fango.
“Aiuto… “ urlano i pidocchi. “Che succede? Il terremoto. Fermo, fermo, per carità.”
Mamma pidocchia è la più preoccupata: “Mi si rompono tutti i piatti, i bicchieri, le porcellane.” Ma Fido, non si lascia commuovere e continua a saltare e a rotolarsi nel fango. “Basta, andiamocene,” urla mamma Pidocchia, mettendo in valigia quei pochi piatti ancora interi.
“Fermo Fido,” urla zia Clementina. “Non ti lascio più entrare in casa, se sei così scatenato.”
Ma Fido non da retta a nessuno: si è liberato in un colpo solo dei pidocchi e di quella noiosa di zia Clementina, e adesso va a fare un bel bagno nel fiume.