FAVOLA PER CHI NON VUOLE MAI LASCIARE LA MAMMA

Vorrebbe stare sempre con la mamma. E se in alcuni casi questo ci pesa, in altri ci gratifica. Ma il compito di genitori consiste nel lasciarli andare, o nello spingerli fuori dal nido, se necessario, compatibilemente con l'età. Fargli capire come può essere divertente e appassionante la vita tra i compagni, è lo scopo del nostro lavoro.

In una bella e fredda notte di inverno, la Regina dei Venti voleva uscire dal suo bellissimo castello, per fare una passeggiata. Allora chiamò i suoi figli, principe e principesse dell’aria, e tutti le corsero accanto e volarono con lei attraverso il cielo notturno. Fecero un giro intorno a tutto il mondo, poi i figli della Regina del vento la salutarono per tornare alle loro case. I venti caldi  andarono via per primi, diretti a oriente; poi la salutarono i venti gelidi, diretti ai poli; la salutarono i venti temperati e quelli freschi, i venti che profumavano di mare e i venti del deserto; sembravano partiti tutti, tranne un venticello dolce di primavera, che volava introno alla sua mamma, e sembrava che non se ne volesse mai staccare.
“Chi vola vicino a me?” Chiese la Regina del Vento.
“Sono io, il tuo ultimo nato, il più piccolo di tutti i tuoi figli e voglio restare sempre con voi, grande Regina.”
“Oh,… ma questo non è possibile. Un vento deve correre, volare, far scappare i cappelli, gonfiare le  vele e inseguire le foglie che cadono dagli alberi.”
“Io no, Regina del Vento. Io voglio soltanto stare vicino a te.”

Questa storia alla Regina non piaceva affatto: voleva farlo diventare un vento robusto e forte, capace di piegare gli alberi e spostare le persone. Ma se stava sempre accanto alla madre, come avrebbe potuto diventerai forte e veloce?”
Il piccolo vento però non ne voleva sapere.
Allora la madre si fermò immobile nel cielo e dietro di lei il figlio. Tutte le nuvole li guardavano stupiti, e con loro gli uccelli del cielo. Il piccolo vento stava attaccato alla sua mamma, fermo come  una pietra.

Allora la Regina del vento si diresse in volo vero un grande palazzo, pieno di finestre e porte e iniziò lei stessa a giocare entrando e uscendo dalle stanze e dietro di lei venne il giovane vento che rideva e correva e faceva sbattere le porte e le finestre. La madre si fermò ad osservarlo. “Adesso andiamo via,” gli disse. “Visto che vuoi stare sempre con me…” Ma il piccolo vento si divertiva talmente tanto che non voleva stare fermo, ma correva sollevando tutte le tende…”
"Voglio restare ancora. Ma ho paura di non vederti più: ho paura di sentire la tua mancanza."
La madre gli sorrise. "Gioca e divertiti, e quando sarai stanco, correrai da e al castello. Io sarò lì ad aspettarti." E così avvenne.
Il vento giocò a lungo e quando si sentì così stanco che aveva voglia solo di dormire, corse in braccio alla Regina del vento e lì si addormentò.

COME NASCONO I BAMBINI?

Che dire ad un bambino troppo piccolo per ricevere una spiegazione scientifica, quando ci chiede da dove arriva la sorellina o il fratello del suo amico del cuore? Una favola può bastare per rispondere alle domande di un piccolo, prima che sia pronto per una spiegazione più adeguata

C’era una volta un piccolo seme di bambino che volava nel cielo, insieme a tanti semini di margherita, di rosa, di biancospino e di pesco.

E mentre volava e volava nel cielo azzurro cercava, come tutti gli altri semini un posto caldo e morbido dove sdraiarsi a riposare.

Ma per quanto girasse e volasse, non riusciva a trovare un posto che gli piacesse abbastanza.

Il semino di margherita trovò un prato verde, sulle sponde di un lago, dove si fermò a riposare. Il semino si rosa si fermò nel giardino di un castello di pietra e il biancospino si fermò nel vaso vuoto di un nonno, che aspettava sul balcone una pianta che  volesse rallegrarlo. Il semino di pesco scelse la terra di un parco pubblico, dove giocavano tanti bambini.

Finalmente anche il semino di bambino trovò una fetta calda di pane in una bella cucina e siccome era stanco, si sdraiò a riposare.

Avvenne che giovane sposa, che desiderava tanto un bambino, vide quella bella fetta di pane e la mangiasse e con lei il semino che viaggiò fin dentro la sua pancia dove trovò un luogo caldo ed accogliente, nel quale sdraiarsi e dormire.

Passarono i giorni e le settimane e quel piccolo semino si trasformò in un bambino bellissimo nella pancia della sua mamma: si formarono i capelli e gli occhi e il mento e la bocca e le braccia…

E quando il bimbo fu pronto chiamò la sua mamma e uscì perché aveva tanta voglia di vederla e di abbracciarla.

PER DIFENDERSI DAI COMPAGNI AGGRESSIVI

Se i compagni sono aggressivi è bene intevenire, ma meglio ancora sarebbe aiutare il bambino a cavarsela da solo. L'obiettivo non è solo quello di proteggerlo, ma anche di dargli tutti gli strumenti per difendersi per oggi e per il futuro.

Quando Martina ha iniziato la scuola, la mamma le ha comprato una cartella nuova e un bellissimo astuccio. Dentro ci sono 3 scomparti: uno per i Pennarelli; uno per le Matite Colorate e uno che ospita le Penne – una rossa e una blu – una Matita nera, una Gomma con suo fratello Temperino, un lungo Righello, la Forbice e la Colla.

Che ci crediate o no, fin dai primi giorni di scuola, Forbice e Righello si sono messi d’accordo e hanno preso di mira Gomma. Non fanno che prenderla in giro e farle gli scherzi. La piccola Gomma finge di non sentirli, parla con Colla, sorride alle Penne Biro, ma dentro di sé prova una grande triste e non ha più voglia di andare a scuola. Un giorno poi il Righello è diventato più insolente e dispettoso del solito, e mentre Gomma era distratta, le ha dato un colpo sulla testa; poi lui e Forbice si sono messi tanto a ridere.
Gomma non sa che cosa fare. “Quel Righello mi fa paura,” confessa a Temperino. “Penso che se provassi a difendermi, lui si arrabbierebbe ancora di più, e me ne farebbe di peggio.” Il piccolo Temperino non può che darle ragione; anche lui ha paura del righello.
Un bel giorno però succede qualcosa di imprevisto. Durante l’intervallo, mentre i bambini giocano in classe, qualcuno – senza volerlo – urta il banco di Martina. Il Righello, lungo com’è, perde l’equilibrio e cade a terra, ma nessuno se ne accorge; perfino Martina non ci ha fatto caso: ha chiuso l’astuccio e lo ha lasciato lì.

Da quel momento però nell’astuccio le cose sono cambiate. Adesso che nessuno fa il prepotente, si sta meglio; perfino Forbice se ne è accorta e ha smesso di fare i dispetti a Gomma. Adesso le due son diventate quasi amiche.
Qualche giorno dopo Martina ritrova il suo righello tutto impolverato, sotto il banco. Lo pulisce e lo rimette nell’astuccio. Appena l’ha visto, Gomma si è messa a tremare per la paura, ma Forbice l’ha subito rassicurata. “Non temere,” le ha detto. “Ho capito che ad essere amiche si sta molto meglio che a farsi i dispetti.” E l’ha detto anche a Righello che adesso è rimasto solo e ha finalmente capito la lezione.

QUANDO MAMMA E PAPA' SI SEPARANO

Quando i genitori si separano e non vivono più insieme, i bambini cercano di darsi delle spiegazioni.
Spesso si tratta di risposte non del tutto corrette, nelle quali loro risultano spesso responsabili. Parlare con i bambini attraverso una favola li aiuta a vivere con maggior serenità quello che è accaduto

Il Sole e la Luna vivevano da sempre condividendo il bel cielo blu, ma si frequentavano poco: ciascuno viveva nel suo regno, tra i suoi amici, e avevano poche occasioni di incontrarsi. Accadde però che una volta si trovarono per caso insieme alla fine di una bella giornata d’estate: il Sole aveva passato una bellissima giornata al mare e non aveva nessuna voglia di tramontare; la luna si era svegliata di buon ora e così si trovarono vicini, in quel tramonto estivo.

“Come sei bella,” disse il Sole alla Luna, apprezzando la sua pelle candida e il suo sguardo intenso misterioso. La Luna non rispose, ma rimase incantata dal calore del Sole, dalla sua forza e dalla sua energia. Fu così che si innamorarono e cercarono di passare sempre più tempo insieme: il Sole si attardava al tramonto e la Luna lo aspettava la mattina presto. Dopo lunghi mesi, decisero finalmente di sposarsi e in una giornata di ottobre venne celebrato questo strano matrimonio.
I primi anni furono bellissimi e la Luna diede alla luce tante Stelline luminose. Con il tempo però il Sole rimpiangeva le sue giornate di agosto, in cui inondava il mondo con la sua luce; la Luna apprezzava invece gli inverni freddi, le piaceva accoccolarsi nel cielo nero e illuminare le vette innevate delle montagne. Più passava il tempo, più i due litigavano, urlavano e si arrabbiavano uno con l’altra. Le Stelline li guardavano dispiaciute, ma non sapevano che fare. Un giorno si fece avanti la Terra, loro comune amica, che li conosceva entrambi da tempo. “Dovete trovare una soluzione diversa,” spiegò loro. “Queste liti continue non fanno che inquinare il cielo e perfino le Stelle ne risentono e brillano meno.”

Il Sole e la Luna, che alle loro piccole stelle tenevano molto, decisero di dividersi. Avrebbero preso due case: una calda e luminosa, per il sole e una fresca e ombreggiata per le luna. Da quel giorno vivono così, sono distanti ma continuano a volersi bene e soprattutto a prendersi cura delle loro Stelline che li osservano da cielo blu.

GELOSIA PER L'ARRIVO DI UN FRATELLINO?

La gelosia per l'arrivo di un fratellino o di una sorellina è una reazione normale e molto comune. Parlarne con i nostri bambini, aiutandoli a vedere l'importanza del loro ruolo, li aiuta a superare prima la paura e la difficoltà, per trasformare la gelosia in un legame affettivo pieno

A casa di nonna Rosina c’è una bella pentola per cucinare la pasta; è una pentola unica, davvero speciale. Tutti i giorni, intorno a mezzo giorno, la nonna la riempie d’acqua e la mette sul fuoco; poi si siede lì vicino e aspetta che l’acqua si scaldi fino a bollire.
La pentola è contenta, perché si sente importante, ma anche molto sola. Le piacerebbe avere un’amica, un pentolino o anche una teiera, con cui scambiare quattro chiacchiere di tanto in tanto: è così triste stare sempre in silenzio; se avessi almeno un coperchio, pensa la pentola. La nonna però fa finta di non sentire.
Sabato mattina il nonno è andato al mercato ed ha portato a nonna Rosina un pacchetto rotondo e piatto, avvolto nella carta marrone.
“Cos’è?” Ha chiesto sorpresa la nonna.
“Un coperchio, per la pentola.”
“E a che serve?”
“Se lo metti sulla pentola, l’acqua bolle prima.”
Dal suo posto sul fornello, la pentola osserva la nonna togliere la carta: che carino! Un piccolo coperchio tondo, di metallo, con un manico delicato proprio al centro. La nonna ha sorriso, poi lo ha appoggiato sulla pentola e si è seduta al solito posto.
La pentola era davvero contenta: desiderava da tanto qualcuno  con cui giocare. Nel giro di 5 minuti però si è accorta che questo cappello di metallo le da fastidio: prima di tutto non le permette di vedere in alto; poi la schiaccia su tutti i lati e infine le pesa: si agita e fa perfino rumore.
“Che pizza!!” ha esclamato la pentola. La nonna però l’ha guardata con severità.
“Tu sei la più grande,” ha detto alla pentola e per questo ti devi occupare del tuo piccolo coperchio.”
Che rabbia, pensa la pentola che si furibonda.  L’acqua però, da quando c’è il piccolo coperchio, bolle prima e la nonna e il nonno sono contenti dell’acquisto. “Ecco,” borbotta la pentola lamentosa. “Adesso direte che è tutto merito del coperchio e che di me non sapete che farvene.”
“Ma che dici!” Le sorride la nonna. “Tu sei importantissima: è solo che in due si sta meglio che da soli, non trovi?” La pentola non è convinta, ma intanto la pasta è pronta e i due, pentola e coperchio, si ritrovano da soli sul fornello.
“Ti prego, non dormire,” implora il piccolo. “Gioca con me e raccontami di tutte le bolle d’acqua che hai visto nella tua vita.” La pentola sorride e racconta di quella volta che l’acqua della pasta non bolliva mai. Il piccolo coperchio la ascolta attento, senza fiatare: non è così brutto avere un fratello a cui raccontare le storie e con cui ridere e giocare insieme.