Folletta LUCINA, la favola per chi è molto disordinat3

Nel Bosco delle Lucciole abitano tanti folletti. Una di loro, Lucina, ha un problema: non riesce mai a trovare le sue cose.

“Non è colpa mia,” si giustifica… “è solo che qualcuno deve averle spostate.”

Ieri per esempio è arrivata a scuola con un piede nudo, perché non riusciva a trovare una delle sue scarpe. “Com’è possibile che non trovi le scarpe?” Le chiede la maestra. Lucina alza le spalle: non lo sa. Ieri sera quando se le è tolte, le ha lanciate in aria; così una è finita sui rami di un grande faggio.
E l'altra?

Lei era stanca e si è addormentata, ma stamattina è stato impossibile trovarla.

Oggi a scuola di Lucina succede qualcosa di speciale: arriva la fata del bosco. I folletti sono molto emozionati.

“Buongiorno follette e folletti,” li saluta lei e mostra una cosa bellissima che ha portato per loro: un ciondolo magico a forma di goccia di rugiada. Tutti vogliono vederlo.

“Lo lascerò portare a casa a uno di voi, che me lo riporterà domani.”
“Io, io, io…” Urlano tutti i folletti, e tra loro anche Lucina. Gli altri però la guardano terrorizzati: se lo porta a casa lei, sicuramente non lo rivedranno più.

La fata del bosco li ascolta parlare, ma poi pensa che valga la pena dare fiducia a Lucina e fare un tentativo: “Lucina, mi fido di te,” le dice: “Sono sicura che questa volta sarai ordinatissima e domani mi riporterai con questo prezioso ciondolo.”

Il ciondolo è una goccia di rugiada trasparente, dentro cui si vede il mondo.

Lucina lo tiene stretto in mano perché non vuole perderlo a nessun costo; come arriva a casa, lo tiene stretto in mano mentre mangia qualcosa, poi lo tiene stretto in mano mentre va a fare una piccola passeggiata, lo tiene stretto quando incontra i suoi amici e anche quando giocano con le foglie secche…. Quando è a cena con mamma e papà racconta a loro la grande notizia: “Possiamo vederlo?” Chiede il papà curioso.
“Certo,” risponde Lucina. Ma dov’è finito?

Per quanto lo cerchi, il ciondolo non c’è più. “Mi ricordo che l’ho portato a casa, deve essere qui – da qualche parte,” ma nel disordine della sua stanza non si trova più niente.

Piange la piccola Lucina: “La fata del bosco mi sgriderà e tutti i miei compagni si arrabbieranno con me. Che cosa posso fare?”

La mattina dopo la fata del bosco la guarda con i suoi grandi occhi dolci.
“Non mi dire che l’hai perso?” Le chiede.

Lucina fa sì con la testa. “Non è colpa mia, è che ho questa malattia, la disordinite.”

Ma la fata del bosco scuote la testa: “Adesso andiamo in camera tua a cercarlo.”

Quando entra nella sua stanza, la fata del bosco resta senza parole: c’è una tale confusione e un tale disordine che ci vorrà almeno una settimana per rimettere tutto a posto.

“Sediamoci a terra e iniziamo,” dice la fata, ma Lucina non sa cosa deve fare.

“Per ogni oggetto bisogna trovare il posto giusto: alcuni vanno buttati, altri vanno restituiti al legittimo proprietario, altri vanno sistemati.”

Dopo un paio d'ore la stanza di Lucina è finalmente in ordine: “Non esiste la disordinite,” le spiega la fata, “il segreto è trovare posto ad ogni cosa.

Una volta che sai qual è il posto delle cose, bisogna solo ricordarsi di rimetterle lì.”

Lucina - che nel frattempo ho trovato il ciondolo è contentissima e da oggi credo che abbia imparato la lezione.

Tu che ne pensi?

Mamma orsa ha un fratellino nella pancia

Quando la mamma aspetta un fratellino, la sua pancia si gonfia misteriosamente. I bambini, come Piccolo Orso, se ne accorgono e hanno mille domande a cui dobbiamo rispondere nel modo migliore, con attenzione, ma senza dare troppi dettagli che risulterebbero difficili da comprendere.

Una famiglia di Orsi se ne andava a spasso per il bosco: Papà Orso, Mamma Orsa e Piccolo Orsetto.

Raccoglievano fragole e mirtilli, mangiavano miele e bevevano l’acqua fresca del ruscello. Ad un tratto 

Piccolo Orso si sentì stanco e sedette in braccio alla sua mamma; una volta lì, si accorse che la pancia della mamma era molto più grande del solito.

“Mamma,” le disse: “credo che tu abbia mangiato troppe fragole. La tua pancia sta diventando grande come quella di papà.”
“Lo penso anch’io,” disse Papà Orso.
“Forse hai mangiato troppo miele,” Aggiunse Piccolo Orso. “È meglio se lo dai a me, da ora in poi, se non vuoi diventare grassa come un ippopotamo.”

La Mamma sorrise al suo piccolo. “La pancia sta crescendo, questo è vero. Ma non è colpa delle fragole e neanche del miele.”
Il cucciolo non capiva, allora mamma lo abbracciò più stretto.

“Vedi,” disse, “nella mia pancia ora c’è un fratellino: un piccolo di orso che si sta preparando a nascere.”
“Perché sta lì dentro?” Chiese Piccolo Orso. “L’hai forse mangiato?”
Mamma Orsa sorrise. “Niente affatto: ho piantato un semino di orso nella pancia e adesso sta crescendo lì dentro, come una piantina.”

“E la pancia diventerà sempre più grande?” Chiese Piccolo Orso.
“Certo,” rispose Mamma Orsa, “Quando il cucciolo diventa abbastanza grande, uscirà di lì e lo potremo vedere e abbracciare. Lui sarà felice di conoscerti e vorrà giocare sempre con te.”




LA MIA MAESTRA SE NE E' ANDATA ....

Nei casi in cui la maestra lascia il suo posto per ragioni di salute, nel caso di una gravidanza, per un pensionamento o un cambio di lavoro, il bambino avverte in modo forte il cambiamento. A volte rifiuta la scuola o il nido. 
Ma cambiare è una condizione vitale. Starà ai genitori riuscire a fargli capire che non deve essere spaventato: al contrario. Le novità possono nascondere sorprese interessanti e impreviste.

A casa di Luca, quando viene la notte e i bambini vanno a dormire, i giocattoli si svegliano e vanno tutti sotto al letto. Qui c’è l’asilo dei giocattoli, dove possono stare insieme e divertirsi.
La loro maestra è bravissima: si chiama Oca Brontolona.

Brontola un po’, è vero; ma non sempre e poi ride e fa delle uova buonissime al cioccolato. Conosce tante canzoni e si inventa dei giochi divertenti per i cuccioli di giocattoli.

I pattini a rotelle, la bambola di pezza e il trenino vogliono sempre andare al asilo per incontrare la loro maestra.

Una sera però – quando arrivano sotto al letto – scoprono che l’Oca Brontolona non c’è più, si è rotta una zampa e adesso è in camera di papà che la sta aggiustando. 
E noi con chi stiamo? Chiedono i cuccioli.
“Con il maestro Dino.”

Mamma mia! Che brutto avere un dinosauro per maestro. Dino non è come l’Oca Brontolona: lui sta zitto e non ride mai. E soprattutto non prende in braccio i giocattoli quando sono tristi.
“Mamma, non voglio andare al asilo dei giocattoli,” dice il trenino.”Il maestro Dino non è simpatico. Voglio l’Oca Brontolona: non mi fa correre e se faccio le scivolate, mi mette in castigo.”

La mamma però porta lo stesso.
Il trenino è triste: il maestro si siede vicino a lui e gli chiede che cosa succede. 
Così il trenino gli racconta che sente la mancanza dell’Oca e di tutti i giochi che facevano insieme.

“Ma io posso fare giochi molto più belli,” dice il Dinosauro e senza neanche aspettare un attimo con la sua lunga coda, disegna sposta il tappeto della camera e compone piccole montagne e colline. 
“È  bellissimo,” dice il trenino e inizia a correre su e giù per quelle montagne..

Sono felice,” dice quel giorno alla mamma. 
Poi vorrebbe raccontarle delle corse che ha fatto sul tappeto. 
Ma è così stanco, che si addormenta di colpo.